Una riflessione sul Trattato sulla tolleranza di Voltaire

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“Il diritto naturale è ciò che la natura indica a tutti gli uomini”, scrive Voltaire sul Trattato sulla tolleranza, “ed il diritto umano non può in nessun caso che fondarsi che su questo diritto di natura”. Secondo Voltaire il diritto umano dovrebbe fondarsi sui principi propri della natura, “avete allevato vostro figlio, egli vi deve rispetto, riconoscenza perchè siete suo benefattore ” oppure ” avete dato o ricevuto una promessa, questa dev’essere mantenuta”. Quindi come ci si appella a questi pincipi “naturali”, la convivenza pacifica tra esseri umani si basa sul principio dell’etica della reciprocità, “non fare ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Spesso nella storia umana quest’ ultimo principio è venuto meno, causando l’intolleranza e conseguenti eventi atroci. Secondo Voltaire quindi certi comportamenti umani, quali l’intolleranza, non possono che conformarsi al diritto della natura, perchè se abbandonati al diritto umano porterebbero solo alla barbarie. Il discorso di Voltaire si inserisce nel lungo dibattito che ha visto contrapporsi il giusnaturalismo (diritto naturale) al positivismo giuridico (diritto umano). Aristotele fu il primo a porre le basi della distinzione tra diritto naturale come un diritto oggettivo e universale, e azioni disancorate dalla legge naturale che vengono rese “obbligatorie o vietate” da un’autorità, il diritto “legale”, che inizialmente sarà Dio per poi giungere al legislatore umano. Norberto Bobbio, giungendo al Novecento, poneva il problema dell’ambiguita del termine “natura”, che ha continuato a dividere il pensiero nel corso della storia, nel riflettere per esempio se lo stato di “natura” sia la pace o la guerra. Voltaire nel suo “Trattato” intende definire l’orrore della guerra come il frutto di “paragrafi”, scritti dall’uomo e quindi “diritto positivo”, riconoscendo tuttavia l’orrore del mondo animale, regolato dal diritto naturale, ma al contrario dell’umano basato su una logica, la fame.

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